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Sciopero nazionale dei taxi, riparte la lotta a Uber e all’abusivismo
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Giuditta Mosca, Il Sole 24 Ore, giornalista professionista Giuditta Mosca, data journalism, giornalista, press-IT, serietà, assistenza informatica Roma

Sciopero nazionale dei taxi, riparte la lotta a Uber e all’abusivismo

Dalle 8 alle 22 del 21 novembre sarà difficile trovare un taxi libero. Lo sciopero nazionale dei taxi è stato indetto dopo l’ultimo incontro con il ministero dei Trasporti, al termine del quale sindacati e governo non hanno trovato un’intesa. Alla serrata partecipano quasi tutte le sigle sindacali e, dalle 10,30 fino alle 18 i tassisti si riuniranno in Viale dell’Arte a Roma per chiedere un regolamento sui servizi di noleggio con conducente (Ncc) e sulle piattaforme tech, quindi sostanzialmente Uber, che anche in Italia ha grattacapi di spessore.

Il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini giudica ingiustificabile lo sciopero perché il governo non può bandire l’uso di piattaforme, al contrario di quanto hanno chiesto diverse sigle sindacali. “Dietro ad alcune sigle – ha concluso il ministro – si nascondono valutazioni non di merito ma politiche” . I comitati sindacali non ritengono sufficienti le misure adottate dall’esecutivo. Ecco in breve quali sono le regole dettate dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) e dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit).

Il decreto conferisce alle regioni il compito di pianificare i servizi pubblici non di linea e prevede che venga creato un’anagrafica di Ncc e taxi come strumento per combattere gli abusivi del settore, a cui si aggiungono delle disposizioni attuative che, di fatto, non hanno nessuno scopo se non vengono previsti anche dei controlli.
Gli Ncc dovranno rientrare nelle rispettive autorimesse alla fine del servizio reso a un cliente, senza poterne attendere altri per strada.
Il Mit gestirà il registro delle app, ovvero il libro mastro delle piattaforme tecnologiche in cui entrano di diritto sia le aziende di trasporto che rispondono a telefonate (quindi prevalentemente i taxi) sia quelle che usano piattaforme web e app, in questo caso soprattutto i servizi Ncc e, ancora una volta, i taxi. Nel registro sono riportati anche i nomi dei proprietari e dei gestori delle piattaforme i quali devono avere domicilio fiscale e sede legale in uno stato Ue.
Al pacchetto di regole non sfuggono neppure i taxi che non potranno rifiutare le corse e dovranno svolgere servizi integrativi, come per esempio acconsentire all’uso collettivo di un taxi, ossia mettere a disposizione di più clienti la stessa vettura, laddove però il contratto di trasporto verbale vale singolarmente per ognuno di essi. Saranno i comuni metropolitani a dovere gestire e supervisionare il corretto funzionamento di questa modalità di trasporto che ai tassisti piace molto poco e che è uno dei pilastri su cui si fonda lo sciopero indetto.