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Goodbay, english (Rampelli docet)
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johnny english reborn

Goodbay, english (Rampelli docet)

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (del partito Brothers of Italy) ha depositato una proposta di legge (link… ehm… , sorry, volevo scrivere: qui il collegamento ipertestuale a un file o pagina Web esistente opportunamente archiviato online) con la quale vuole promuovere la lingua italiana vietando le ingerenze della lingua inglese. Promuovere vietando. Nice shot!

To promote this point of view Per promuovere questo suo punto di vista ha citato una norma francese, chiamata “legge Toubon” (legge Tubon, in italiano). Questa, tuttavia, fa riferimento alle comunicazioni pubbliche che devono essere scritte in lingua francese, al contrario della proposta di Rampelli che esige vengano scritti totalmente in italiano anche atti di natura privata.

Se il vicepresidente Rampelli avesse acceso il suo computerio o, al limite, il suo telefono intelligente, avrebbe potuto consultare la internetta e capire da sé che la “loi Toubon”… accipicchia! che la legge Tubon è di natura ben diversa dalla sua proposta di legge. Oppure lo sa e fa finta di niente, contando sulla parte meno scolarizzata degli elettori.

Tra l’altro, la legge Tubon prevede multe fino a 750 euro, mentre nelle mire del vicepresidente Rampelli, le ammende possono arrivare a 100mila euro. Non c’è che dire: due leggi ugualissime.

Dopo l’inglese, il francese

Poiché il vicepresidente Rampelli promuove l’italiano abolendo l’inglese (oh my God!) occorre che qualcuno abolisca le ingerenze del francese nella nostra lingua (altrimenti rischia di essere una ripicca contro la lingua di Shakespeare). Sarebbe necessario eliminare ogni parola della lingua italiana che ha origini estranee all’Italia, si dovrebbe fare per par condicio (in attesa che qualcuno abolisca anche il latino).

Allora, ecco un elenco (buttato là, senza troppa ambizione) delle parole francesi che sono entrate a pieno diritto nella lingua italiana:

  • Atelier
  • Bebè
  • Biberon
  • Bidet
  • Bricolage
  • Brioche
  • Budget
  • Cabaret
  • Camion
  • Champagne
  • Chef
  • Chic
  • Cliché
  • Dejà vu
  • Dessert
  • Dossier
  • Eau de toilette
  • Foulard
  • Gaffe
  • Garage
  • Gilet
  • Manicure
  • Mascotte
  • Menu
  • Moquette
  • Omelette
  • Papillon
  • Pedicure
  • Robot
  • Roulotte
  • Sommelier
  • Stage
  • Toilette
  • Vintage

Un meccanismo quasi del tutto automatizzato ha guidato una motrice che traina un rimorchio normalmente adibito ad abitazione sul quale, durante il viaggio, un capocuoco ha preparato una frittata ripiegata senza che cadesse per terra, sporcando irrimediabilmente il tappeto in fibra più o meno lunga che di norma viene impiegato per usi interni.

Suona bene, no? Potremmo anche dire che un robot ha guidato un camion che traina una roulotte sulla quale uno chef ha preparato un’omelette senza che qualcosa cadesse sulla moquette.

L’Italia disfunzionale

La boutade… ehm, pardon, la gaffe (ahia!), l’uscita poco felice di Rampelli va contestualizzata. In Italia il 27,7% della popolazione è analfabeta funzionale. Questo significa tante cose, su tutte che l’istruzione è da rifondare e, a ruota, che gli italiani hanno bisogno che le parole siano espresse nella lingua a loro amica (che, in ogni caso, conoscono poco e male).

Ispirarsi alla Francia, forse il paese la cui lingua ha le più profonde interferenze con quella italiana, può non essere uno sfoggio di analfabetismo funzionale, ma disfunzionale sì.

Per la cronaca: l’analfabetismo funzionale riguarda anche l’incapacità di comprendere il tempo in cui si vive. Un governo che fa e disfa, che promette e non mantiene, che è sconfitto ancora prima di cominciare, che vieta i raduni, che demonizza la famiglia e gli orientamenti sessuali, che vuole creare maggiore povertà e che vuole la scuola del “Fatto in Italia” (non si può dire Made in Italy), ora ci vuole imporre l’uso delle parole. Ennesima idiozia che, sapendo cogliere e inquadrare il momento storico, è del tutto gratuita e fuori luogo.

Cheers!

 

Immagine copertina: locandina del film Johnny English Reborn (2011)/Universal Pictures.