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Angela Merkel vince, l’ultradestra per la prima volta in parlamento
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Angela Merkel vince, l’ultradestra per la prima volta in parlamento

Se non puoi vincere, assicurati di non perdere. Una delle teorie di Johan Cruyff si applica bene alla tornata elettorale della Cdu e di Angela Merkel, riconfermata per il quarto mandato consecutivo che consegna alla Germania due sole certezze: la cancelliera federale è la più longeva alla guida di una nazione e la Cdu è ancora il primo partito. Tutto il resto è incerto, ma si è trattato di un’elezione che ha saputo smuovere la coscienza dei tedeschi più di quattro anni fa. L’affluenza al voto è stata del 76,5% contro il 71,5% di quattro anni fa, in crescita quindi del 5%.

Non sono tutte rose e fiori per la Cdu che perde quasi il 9% dei voti, fermandosi al 32,9%. Lo sono ancora meno per i socialdemocratici di Martin Schulz (Spd) che dal 25% passano al 20,5%. Numeri che a loro volta danno due sole chiare indicazioni: per cercare un risultato peggiore occorre ritornare all’immediato dopoguerra e crolla la coalizione tra i due, con l’Spd all’opposizione.

Si presenta il rischio governabilità perché la coalizione tra Cdu, veri e liberali è pesante, i leader non si apprezzano reciprocamente e le linee politiche, se tendono a collimare in alcuni Land tedeschi, sono molto divergenti a livello federale.

Vola invece la destra estrema dell’Afd che attira il 12% dei consensi (contro il 5% circa del 2013) e per la prima volta entra in parlamento, anche questo ci rimanda indietro nel tempo. L’Fpd (liberali) all’11%, sostanzialmente invariati i risultati di Linke (sinistra) e Grünen (verdi).

Le prossime ore saranno cruciali per comprendere quali partiti sosterranno la Merkel alla guida del paese, incertezza che la cancelliera deve darsi un gran daffare per colmare, insieme alla necessità di scongiurare le ingerenze delle ideologie xenofobe dell’Afd. L’Spd ha già gettato la spugna, sostenendo ufficialmente di schierarsi all’opposizione del governo.

La coalizione Giamaica, ribattezzata così dai media per i colori dei simboli dei partiti, al momento sembra poco probabile. Katrin Göring-Eckardt, leader dei verdi, ha parlato di colloqui difficili con la Cdu mentre Christian Lindner dell’Fdp (liberali) ha aperto spiragli di intesa, a patto però che la Merkel prometta un cambio di rotta su tante questioni.

L’avanzata dell’Afd è stata possibile grazie ai voti persi dagli altri partiti: 1 milione circa di voti sono arrivati dalle defezioni in seno alla Cdu, mezzo milione dall’Fpd, 430mila da Linke, 50mila dai liberali e 40mila dai verdi. Gli altri 740mila voti sono arrivati da chi nel 2013 si era astenuto.

Il fenomeno delle destre che avanzano non è solamente tedesco, riguarda tutte le nazioni che sono andate al voto nel corso del 2017.

Angela Merkel, nel commentare a caldo i risultati, si è detta parzialmente delusa. La vittoria in tasca in questo caso non è sinonimo di governabilità.

Poco prima della mezzanotte di ieri è giunto il messaggio di Palazzo Chigi che intende continuare a collaborare con la Germania nell’interesse superiore dell’Europa.

La cancelliera federale tedesca, con questa riconferma, ha dialogato con un discreto numero di suoi pari che si sono alternati nel tempo.

Quando è salita al governo, nel 2005, in Francia c’era Jacques Chirac, nel Regno Unito Tony Blair e il presidente degli Stati Uniti d’America era George W. Bush.