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Biotestamento, si vota il 14 dicembre. 3mila gli emendamenti
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Biotestamento, si vota il 14 dicembre. 3mila gli emendamenti

Il voto finale sul biotestamento inizierà alle 11 del 14 dicembre. Una pausa tecnica affinché il senato valuti i 3.005 emendamenti presentati per zavorrare una legge che la camera aveva già approvato lo scorso aprile.

Un chiaro messaggio di ostruzionismo in salsa politica, tant’è che la metà degli emendamenti (1.527) sono firmati da Alternativa popolare, alleato strategico del governo e dichiaratamente pronto a fare squadra con Matteo Renzi per il suo ritorno a Palazzo Chigi. Le cose cambiano velocemente, come ha dimostrato Angelino Alfano che il 6 dicembre ha comunicato di non volersi presentare alle prossime elezioni.

Lega Nord ne ha presentati 1.203, Forza Italia 147. Altri emendamenti sono stati depositati da Federazione della Libertà (74), Gal (28), Autonomia-Psi-Maie (19) e altri 7 dal gruppo Misto.

Le sinistre e il M5S non hanno mantenuto fede alla parola data, senza presentare proposte di modifiche.

Il dibattito in Aula ha subito una brusca frenata dopo il primo voto, quello con cui il 6 dicembre i senatori hanno respinto la pregiudiziale di costituzionalità, verificando quindi che il ddl è conforme alla Costituzione.

Un ostruzionismo iterato, considerando che Alternativa popolare ha ripresentato gli emendamenti che già aveva depositato in cmmissione, costringendo a un passo indietro la relatrice Emilia De Biasi (Pd) la quale, pur di fare approdare il testo al senato, ha rassegnato le proprie dimissioni.

La legge
Il disegno di legge riesce a mettere d’accordo gli ambienti, anche in quelli in cui vengono riscontrate criticità. Tra questi Francesco D’Agostino, membro della Pontifica accademia per la vita e presidente emerito del comitato nazionale di bioetica il quale, raggiunto dal Corriere della Sera, ha riconosciuto che avrebbe cambiato alcune cose ma che, nel suo complesso, la legge risponde alla necessità di coloro i quali vogliono contare sull’autodeterminazione.

Mina Welby, moglie di Pier Giorgio e presidente dell’associazione Luca Coscioni è invece convinta che la legge sarebbe piaciuta a suo marito.