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Il Mattino ha l’odio in bocca (e pesa sui ticinesi)
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Il Mattino ha l’odio in bocca (e pesa sui ticinesi)

giuditta mosca, data journalism, press-it

www.mattinonline.ch


Nella prima parte di questo articolo sono stati elencati alcuni limiti de Il Mattino della Domenica, sia della sua edizione settimanale su carta, sia dell’edizione online. Due media che declassano il concetto di informazione e che offrono al proprio pubblico una visione bulimica della narrativa, pensata per fomentare la rabbia dei cittadini, per annichilirne l’indipendenza, spargendo verità elasticizzate e confezionate per sopire le capacità critiche dei lettori.
La narrativa è un’arma potente e a doppio taglio: se le persone vivono una vita in qualche modo definita dalla narrativa, la associano alla realtà. Così un titolo fuorviante come quello della foto a sinistra (al di là dell’uso sgrammaticato dei relativi e delle preposizioni) fornisce ai cervelli meno rodati un finto argomento di discussione, condendo il tutto con un attacco frontale ai “moralizzatori” , chiunque essi siano, senza specificare quali handicap – a dire della testata – siano tipici di chi fa uso della morale.
Un altro aspetto da non sottovalutare della narrativa è tanto semplice quanto agghiacciante: se viene condivisa in modo acritico e senza contestazione, finisce per compiersi. L’informazione, quella fatta bene così come quella deviata, contribuisce a costruire e a influenzare un ambiente.
Il peso dell’infosfera, quindi dell’ambiente in qualche modo forgiato dalle informazioni, si riflette sul futuro e quindi su tutti i cittadini. Non sappiamo come sarà il futuro, è però indubbio che sarà una conseguenza delle azioni che svolgiamo nel presente. L’infosfera stessa ha quindi bisogno di evolvere, grazie alle iniziative dei giornalisti onesti, grazie alle loro visioni, al loro sperimentare e anche grazie ai loro fallimenti.
È altrettanto ovvio che dare modo al giornalismo capzioso di contribuire a costruire l’ambiente in cui viviamo (e quello in cui vivremo) è un atto esecrabile.
La narrativa e con essa tutte le tecniche di storytelling (letteralmente “raccontare storie”) possono fungere da manipolatori della volontà popolare, a maggiore ragione in Ticino, terra in cui vivono 360mila persone e che ha infinite possibilità di sviluppo e di crescita.
giuditta mosca, giornalismo, data journalism, press-it

www.mattinonline.ch


Un esempio è l’articolo dedicato al rapporto di Amnesty International che muove critiche documentate alla Svizzera. Non è scopo di questo articolo soppesare la correttezza delle considerazioni fatte dall’associazione non governativa, vale però la pena soffermarsi sull’articolo che l’online di Via Monte Boglia ha voluto dedicare alla notizia. “Amnesty attacca il Ticino” è una bugia assoluta, capace di rendere il Ticino vittima e non artefice del proprio destino. Amnesty International condanna, comparandola ad una violazione dei diritti fondamentali, la lotta alla dissimulazione del volto che, effettivamente, il Ticino sta facendo. Un conto però è ritenere che il Cantone sia oggetto di critiche, sottacendo che – in realtà – è la politica anti burqa ad essere l’osservata speciale. Un titolo e un contenuto fuorvianti che cercano di legittimare l’accanimento contro Amnesty International (come se non fossimo in democrazia), di squalificarne le considerazioni e, soprattutto, di fare vedere come La Lega, piccola e indifesa, venga strapazzata da organizzazioni infami e bugiarde.
Il futuro si prepara diversamente. Su questo blog ci sarà occasione di parlare in modo approfondito dell’importanza che hanno i media nel disegnare un futuro ricco di opportunità.
Quello che decidiamo costruisce il nostro futuro. Per decidere bisogna essere informati e non disinformati. Per decidere occorre permettere al lettore di trarre le conclusioni con il proprio cervello, non con quello di qualcun altro.